Il 25% degli intervistati più giovani, tra i 30 e i 44 anni, ha dovuto lasciare il lavoro e il 34% ha dovuto ridurre l'orario a causa dell'ictus
Ipsen rivela i risultati di una nuova ricerca che fa emergere la difficile realtà affrontata da coloro che sono stati colpiti da un ictus e dai loro familiari. L’indagine, condotta a livello europeo su oltre 500 pazienti reduci da un ictus, ha evidenziato che 9 persone su 10, tra quelle con occupazione lavorativa al momento dell’evento acuto, hanno subìto un impatto negativo nella loro attività. In particolare, i dati mostrano che i giovani tra i 30 e 44 anni sono i più colpiti in termini di impatto sulla carriera: circa 1 persona su 3 (34%) ha dichiarato di aver ridotto il proprio orario di lavoro e 1 su 4 (25%) è stata costretta ad abbandonare del tutto il lavoro.
Lo studio evidenzia, inoltre, l’impatto che l’ictus ha sulla vita lavorativa dei familiari del paziente che, per quanto riguarda in particolare l’Italia, indica che il 35% ha dovuto assentarsi dal lavoro per prendersi cura del congiunto, e il 12% ha dovuto rinunciare al lavoro per più di un anno.
"Questa indagine europea - afferma Paola Mazzanti, Direttore Medico di Ipsen Italia - mostra la necessità di un maggiore coordinamento dei vari soggetti coinvolti nella fase post-ictus per assicurare la massima tempestività nell’intervento e nei trattamenti riabilitativi. Ipsen da oltre 30 anni è impegnata su questo fronte con una terapia mirata per il trattamento della spasticità post-ictus, una condizione che ancora oggi, solo nel nostro Paese, colpisce oltre il 30% di coloro che hanno superato la fase acuta".
Ogni anno, in Italia, sono 100mila le persone colpite da ictus. Di loro, 45mila riportano disturbi neurologici spesso invalidanti, come la spasticità. I trattamenti riabilitativi, soprattutto se intrapresi precocemente, sono in grado di permettere al paziente il ripristino di molte delle funzionalità compromesse e il recupero di una buona qualità di vita. Ad oggi, solo il 18% dei pazienti che sopravvivono ad un ictus riceve una diagnosi di spasticità e soltanto 5.000 di essi beneficiano del corretto trattamento.
Il Past President dell’associazione A.L.I.Ce. Italia O.D.V., Associazione per la lotta all’ictus cerebrale, Nicoletta Reale, ha aggiunto: "Nel nostro Paese oltre 900 mila persone portano gli effetti invalidanti dell’ictus. La Giornata internazionale delle persone con disabilità, celebrata domenica 3 dicembre, e l’indagine promossa da Ipsen, sono utili per aumentare l’informazione su questa malattia e le sue conseguenze oltre che per sollecitare una più stretta comunicazione tra i medici, gli stessi pazienti e i parenti, sapendo che la tempestività dell’intervento e il giusto trattamento possono migliorare molto la qualità della vita di chi sopravvive all’ictus".
Informazioni su Ipsen
Ipsen è un'azienda biofarmaceutica globale impegnata nello sviluppo di soluzioni innovative in oncologia, malattie rare e neuroscienze. Con un fatturato di 3 miliardi di euro nel 2022, Ipsen vanta una presenza commerciale in 100 paesi. La Ricerca e Sviluppo dell’azienda è basata sull’utilizzo di piattaforme tecnologiche e innovative presenti all’interno dei maggiori centri biotecnologici e di life sciences (Paris-Saclay, Francia; Oxford, U.K.; Cambridge, U.S., Shangai, Cina). Oggi, Ipsen conta circa 5.300 dipendenti a livello globale ed è quotata in borsa a Parigi (Euronext: IPN) e negli Stati Uniti attraverso uno Sponsored Level I American Depositary Receipt program (ADR: IPSEY).
L’indagine
L’indagine è stata effettuata nel Regno Unito, Spagna, Francia, Italia e Germania dalla società di ricerche di mercato britannica Censuswide, intervistando 516 persone colpite da ictus negli ultimi tre anni. Per andare incontro ai problemi di mobilità, gli intervistati sono stati aiutati dai loro caregiver a compilare il questionario per loro conto. Agli intervistati sono state poste domande sulle loro esperienze di cura e riabilitazione post-ictus. Il sondaggio è stato condotto tra il 20 e il 25 settembre 2023.
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